Fin da piccolo, nei pomeriggi dopo la scuola quando giocavo in casa ai piedi di mia madre mentre lavorava a maglia, io ascoltavo. Ascoltavo la sua musica, i suoi walzer, le nostre orchestre di liscio.. le prime, e forse di gran lunga le migliori.
Alle feste di paese ascoltavo lontane e confuse le loro note, le loro fise i loro sax, mentre giocavo coi miei amci e andavo alla ricerca di baci mai dati. Ma nonostante questo l’eco lontano di questa musica mi riempiva.
Poi crescendo col tempo questi ricordi lontani si accantonano, si sfilacciano a poco a poco dalla nostra memoria, e rimangono isolati, in tanti ad aspettare che qualcuno si ricordi di loro e li faccia rivivere per pochi istanti.
Ricordandosi.
Cosi iniziai a scrivere per me e per il mio tempo. Per non dimenticare.
Due righe ogni giorno, ma scrivevo. Anche delle cretinate senza senso, ma scrivevo.
E cosi per qualche anno, fino a quando un giorno già grande o quasi, riascoltai percaso i dischi di mia madre, i primi quelli veri e mi ricordai di me ai suoi piedi che giocavo e incosciamente ascoltavo.
Saranno state quelle note, quelle grosse voci, quelle splendide ballate, piene di melanconia e di nostalgia, di verità, di sudore, di lavoro e di sangue versato.
Ma anche di allegria, di spensieratezza e voglia di vivere. Io ascoltavo tutto questo e in qualche modo volevo farne parte pure io.
Cosi d’incanto iniziai ad accompagnare le mie parole con la chitarra e una pianola.
E mi piaceva… .
Posso scrivere anche la data di oggi ma credo che nessuno in questo preciso momento stia leggendo quello che sto scrivendo su questo mio fantastico sito. Comunque il segreto è tenere botta, tirar avanti. Di cose da quando son "uscito" di casa ne sono successe.
Ho conosciuto persone, visto città, paesi e luoghi.
Tante, tante cose. Serate splendide, serate da dimenticare. Soddisfazioni grandi e piccole.
Tante canzoni, tanti occhi davanti a me. Stupiti, stanchi, ubriachi, divertiti, belli...attenti.
Mi stavo chiedendo in questi giorni, anzi me lo chiedo spesso per quanto tempo ancora continuerò a scrivere e a cantare, per quanto ancora la mia piccola fiammella che ho dentro continuerà a scaldarmi e a illuminarmi il cammino. Forse fino a quando ci sarà qualcuno ad ascoltarmi (patetico e retorico). No, forse fino a quando il sottoscritto si sarà perso per strada e non sente più il bisogno, l'esigenza di raccontare, di comunicare.
Ecco, raccontare. Che bella parola. Pregna, giusta, che scalda.
Raccontare cantando.
No, meglio... Raccontar cantando.
Si, andiamo avanti Marco.